#LECCECOSENZA: CAMPIONATO O AMICHEVOLE, CHE IMPORTA?

Al cuor non si comanda, lo sappiamo. Quando batte, batte e basta.
Per noi, al massimo, è una questione di battiti, di ritmo.
Così anche col Cosenza, il nostro cuore era lì, indefesso, a pulsare cori e incitamenti giallorossi dagli spalti dell’ancora luccicante Via del Mare.
Certo, un’amichevole, anche questo lo sappiamo.
Quindi una questione di battiti e di ritmo, appunto.
E il ritmo veramente è stato blando, come dire, bradicardico, tanto per rimanere in tema.
Per la frequenza delle trame di gioco e degli affondi dei nostri beniamini.
Anche se alla fine è stata una vittoria all’ultimo respiro, sotto certi aspetti, potremmo, invece, definirla, ahinoi, una vera e propria partitaccia.
Sì, ma effettivamente solo sotto certi aspetti. Oltretutto, i più marginali in questo caso.
Non sotto quelli, infatti, per i quali la partita era stata voluta e organizzata dall’entourage salentino, ovvero per avere un’opportunità in più di incrementare “minutaggio” nelle gambe, intesa della squadra e, soprattutto, spirito di appartenenza di ciascuno.
Quest’ultimo, forse, è la cosa che più conta, non solo nel calcio ma anche nelle nostre esperienze personali. Senza di esso, infatti, è come essere titolari di una carta d’identità senza fototessera.
Per cui, che ci si giochi il campionato o un’amichevole, chiunque, vecchio o nuovo calciatore, tifoso o uomo in generale, come allo stadio così nella palestra ordinaria della quotidianità, senza appartenenza ai valori della Vita, comunque sia … non ci può entrare.

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