LECCE-BOLOGNA: A BRACCIA CONSERTE

Sono tante le cose della vita che scegliamo di non fare. Una, però, comunque sia, volenti o nolenti, non possiamo assolutamente esimerci dal farla. A parte, naturalmente, quella di tifare per il Lecce ;-).

Non possiamo evitare di comunicare!

Non solo cosa diciamo e come lo diciamo, anche la postura, i movimenti della faccia e del corpo, i gesti, lo sguardo, persino il silenzio … tutto è comunicazione.

Comunicare è sempre il nostro punto di partenza, talvolta senza neanche rendercene conto. E’ una verità assiomatica che fa parte già di ogni nostra esperienza quotidiana, figuriamoci, poi, quando il contesto è quello sportivo. Figuriamoci, poi, ancor di più, se si tratta di quello calcistico sportivo e del Lecce, in particolare.

Lecce-Bologna, nello specifico. Una partita casalinga che nelle motivazioni di principio si doveva vincere , ma che per riuscirci, l’aveva detto il nostro Mister , si sarebbe dovuto affrontarla con intensità, corsa, entusiasmo e abnegazione.

Il “com’è andata”, invece, è racchiuso tutto in quel suo inusuale, napoleonico, stare “a braccia conserte” dal terzo gol dei felsinei, realizzato circa al 20° del secondo tempo, in poi, non smosso neanche dal doppio colpo di coda finale dei giallorossi che alla fine fissa Lecce-Bologna sul 2 a 3, rendendo meno evidente la débâcle.

Un atteggiamento che, oltre a evocarci il ricordo dei gloriosi giorni passati, stimolati dai celebri versetti manzoniani, rende di fatto superfluo ogni altro tipo di commento.

Un atteggiamento, quell’incrocio di braccia, che vogliamo fare nostro. Tuttavia, non come espressione di un sentimento di insicurezza per potenziali rischi di disordine o rassegnazione, ma come una sorta di auto-abbraccio sul petto, tipo quello, incoraggiante ed edificante, dato idealmente dagli ultras alla squadra al termine di Lecce-Bologna, a protezione dei nostri organi vitali, polmoni e cuore.

Per continuare a respirare quell’aria di passione sana che, nel calcio, come nella vita, ci alimenta e ci sostiene.

Perché ci sorprenda il Sole di Natale ormai vicino che dissolve le ombre intorno a noi e dopo la sosta, nel 2020, ci si ritrovi, per dirla alla Renato Zero, “a sperare un po’ di più, a camminare, a sognare insieme, a braccia aperte, col sorriso e un po’ più di umanità”.

Auguri, dunque, buon Santo Natale a tutti!

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