PARMA-LECCE: G(H)IRO DI BOA

Chi di noi, almeno una volta nella vita, non ha sperimentato periodi più o meno accentuati di stanchezza?

Lentamente ci lievita dentro una generale sensazione di stanchezza psico-fisica che alla fine si traduce in una sonnolenza irresistibile. Come se all’improvviso un ideale colpo di bacchetta magica ci trasformasse in ghiretti assopiti ad occhi aperti.

Sono percezioni che spesso abbiniamo ai cambi di stagione che, ormai, notoriamente, non sono più quelle di una volta. Si passa istantaneamente dall’inverno all’estate e viceversa, quasi che l’anno solare fosse diviso in due sole fasce temporali, proprio come un classico torneo di calcio.

Sarà per questo che il nostro Lecce, stendendo un velo pietoso sugli assenti, sembra essere arrivato abulico e fuori condizione al giro di boa di questo campionato – di seria A, non dimentichiamolo – inizialmente ben giocato e con buoni risultati, pur se per la maggior parte conseguiti  in trasferta.

L’ultima partita del girone di andata, appunto, Parma-Lecce, potremmo definirla un condensato speculare perfetto del cammino svolto finora, supportato sempre e ovunque, in casa e fuori, da un tifo a dir poco leccezionale!

Primo tempo affrontato dai giallorossi a viso aperto, con buona intensità e sistema di gioco strutturato, a tratti davvero avvolgente e coinvolgente. Certamente tra i migliori della stagione. Il marcato predominio territoriale, però, non è stato sufficiente a raggiungere anche la prima marcatura, cosicché negli spogliatoi si è andati sull’iniziale zero a zero.

I presupposti che la seconda frazione di gioco, dopo tre sconfitte consecutive, potesse sancire l’agognata “ripresa del cammino”  c’erano tutti.

Salvo colpi di bacchetta magica o … di sonno, che dir si voglia.

Purtroppo, di colpi, ne son arrivati due, pesanti, molto pesanti, per il doppio vantaggio dei ducali che, già da poco più della metà della ripresa, ha inchiodato Parma-Lecce sino al triplice fischio di un direttore di gara, anche lui affetto, in occasione dell’azione promotrice del primo gol, dalla sindrome del piccolo roditore dormiglione.

“Nel mezzo del cammin” di questa nostra vitA, dunque, dantescamente parlando, ci ritroviam per una selva oscura, ché la diritta via è, o forse meglio, sembra, smarrita.

Ma i momenti di buio sul percorso, nel calcio come nella vita, sono quelli in cui, a maggior ragione, “non si molla di un centimetro” .

L’importante è che ne siam convinti tutti, affinché il giro di boa non sia l’occasione per un dannoso torcicollo di rimpianti su ciò che poteva essere e non è stato, ma simboleggi quel cambio di prospettiva necessario ad allungare lo sguardo sull’importanza del traguardo.

Con la speranza nel cuore che la brusca virata di Parma-Lecce sia comunque servita ad aggrapparci a quella grande boa giallorossa che ci faccia restare ancora, fino alla fine, al di sopra della sospirata linea di galleggiamento!

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