GENOA-LECCE: SCIVOLA, SCIVOLA, SCIVOLA, SCIVOLA

Certamente, leggendo il titolo, lo avrete preso a canticchiare. No, non alludo all’estenuante jingle pubblicitario cantato dalla grande Mina. O meglio, non alludo solo a quello.

Mi riferisco principalmente a un motivetto mentale imbastito su un verbo che da sempre appartiene alla vita di ciascuno. Scivolare. Casualmente o meno, chi non l’ha coniugato mai?

Lo abbiamo fatto quando siamo stati noi a scivolar su qualche cosa. Pensiamo, per esempio, alle tante divertenti e spensierate scivolate da bambini al parco giochi. Oppure a quelle stucchevoli e fugaci sulla classica buccia di banana. Oppure, ancora, a quelle altre, tante altre, scivolate dopo le quali ci siamo letteralmente o emotivamente ritrovati in tutti i sensi col sedere giù per terra.

Lo abbiamo fatto, quando siamo stati noi, sempre noi, a farci scivolar addosso qualcosa. Come per esempio quelle ruminazioni depressive spesso associate a sterili paure. Oppure quelle forme di vano possesso che ci impediscono di elaborare un giusto distacco. Oppure, ancora, quelle inutili arrabbiature che ci distolgono da ciò che è importante per davvero.

Lo abbiamo fatto, di nuovo, in tutte le sue declinazioni, attive e passive, quando siamo stati davanti a Genoa-Lecce.

In premessa, una partita assolutamente da non fallire, per i giallorossi, in classifica scivolati sulla soglia della zona rossa . In campo, invece, solito trend con partenza ad handicap. Con incredibile perseveranza, anche questa volta, regalano il vantaggio all’avversario nei primissimi minuti di gioco. Ma non basta. Allo scader del primo tempo sprecano pure il rigore del possibile pareggio (“Chi mira più in alto, spesso manda la palla sopra la traversa” semicit .

Pareggio che comunque arriva, meritatamente, al quarto d’ora della ripresa, con un cross dall’out di sinistra che sguscia morbido fino ad insaccarsi nella porta rossoblù. L’equilibrio sembra ormai farla da padrona ma, nel calcio come nella vita, spesso, la scivolata è dietro un angolo.

Talvolta, addirittura, dietro la schiena di un portiere. Su calcio genoano a giro dal limite, infatti, la palla, dopo essersi stampata sul palo, rimbalza sulla schiena dell’estremo difensore salentino e lentamente scivola in rete. Mancano ancora una decina di minuti più recupero, eppure di fatto Genoa-Lecce si chiude qui, col risultato di due a uno per il grifone ligure.

“Tutto scivola”,

dunque, parafrasando lo scorrere di Eraclito.

Anche il nostro Lecce, purtroppo. Tanto amaramente quanto velocemente, lo fa verso il ritorno in serie B. Inutile negarlo. A volte, però, proprio quando perdi l’aderenza, sei più libero di muoverti e andare oltre.

Oltre te stesso e oltre ogni limite, Forza Lecce. Sempre. Fino alla fine.

Perché tu, comunque vada, non ci scivoli mai via.

Al massimo, ci scivoli dentro.

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1 Comment

  • Posted 22 Luglio 2020 10:29 am 0Likes
    by Linda

    Che dire! Ogni volta penso come farà a scrivere il prossimo articolo? E stavolta più di tutte! E invece tiri fuori dal cilindro sto articolone e fai il botto 🍾

    Hai proprio ragione! A volte più alte sono le aspettative di chi ti circonda più ti fai prendere dall’ansia da prestazione e scivoli verso il basso anche se vorresti rimanere aggrappato in alto con le unghie e con i denti! Capita a tutti😰

    Bellissima la frase finale “Non ci scivoli mai via ma ci scivoli dentro” È giusto cavolo! Quando tieni a qualcuno dev’essere così.

    Grande Pj facci sognare!

    Se non sogniamo con le partite lo facciamo almeno con i tuoi articoli 😜😍

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