SPAL-LECCE: FUORI LE SPALLE

Il nostro stare al mondo è tutto una questione di postura.

Di come occupiamo lo spazio, di come stiamo seduti o in piedi, di come camminiamo o corriamo.  Il portamento che assumiamo dice molto, se non tutto, della percezione che abbiamo di noi stessi e della situazione che sul momento ci troviamo a sostenere.

Sapersi “portare” nelle cose è fondamentale perché non siano le cose a portare noi. Quante volte prima di affrontare qualcosa di importante con mente e cuore abbiamo tirato o lasciato andare quel filo immaginario legato alle parti salienti del nostro corpo. In alto la testa, dritta la schiena, dentro la pancia, fuori le spalle … e ci fermiamo qui. Intelligenti pauca.

Perché le spalle, per quanto siano probabilmente le più importanti, spesso, sono anche le più difficili da registrare. Quelle altrui le guardiamo, ahinoi, soltanto, magari per riderci o parlarci dietro. Le nostre più facilmente le teniamo strette, le scrolliamo alzandole o, addirittura, le voltiamo proprio.

Eppure,

“non voltare le spalle a futuri possibili

– scriveva Richard Bach –

prima di essere certo che non hai niente da imparare da essi”.

Non solo a futuri possibili, anche a passati certi, potremmo aggiungere noi, cuori leccesi. Animati, forse troppo frettolosamente, forse troppo presto dalla voglia di voltar le spalle, dopo la caduta giù dalla torre, come si volta frettolosamente la pagina di un libro senza averla neanche letta. Affrontando Spal-Lecce allo stadio Mazza di Ferrara, sfida infrasettimanale prenatalizia della quattordicesima giornata di serie B, tra grandi, ambiziose, retrocesse dello scorso anno.

Effettivamente, il piglio di partenza dei giallorossi sembra quello giusto. La prima vera occasione, però, è dei padroni di casa che al dodicesimo spolverano il palo esterno con un secco sinistro al volo. Si continua così, con forte intensità, per tutte e due le squadre. Tra un paratone del nostro estremo difensore e qualche altro reciproco mancato affondo, il primo tempo si conclude a reti inviolate sull’iniziale parità.

Ripresa ancora più vibrante con continue occasioni da una parte e dall’altra. Già al quinto, altro palo clamoroso degli estensi, centrato in pieno su perentorio colpo di testa. Altri otto minuti, ribaltamento di fronte e gol annullato ai salentini per netto fuorigioco.

Dopo un altro mezzo miracolo del nostro portierone e l’ennesimo spreco, stavolta incredibile di una ripartenza in solitudine, a una decina di minuti dal novantesimo, il solito, ormai immancabile, crac della difesa giallorossa. Respinta corta in area di rigore, palla agganciata dall’avanti biancazzurro e staffilata potente che si infila sotto traversa. Un golazo, non c’è che dire.

L’uno a zero per gli spallini si arrampica sul tabellone e ci rimane fino alla fine dell’incontro.

Nonostante il pareggio sfiorato all’ultimo secondo del recupero con una palla di testa che accarezza la pelata della traversa, i nostri inciampano ancora. Restano per la seconda volta di fila senza punti nel carniere, anche se con segnali di ripresa rispetto alla gara precedente.

Ad ogni modo, caro Lecce nostro, ora davvero non ci si può più esimere dal tirarle fuori. Le spalle, naturalmente.

Occorre tirarle fuori e tenerle belle larghe per caricarci su, senza remore e paure, le nostre responsabilità, già dalla prossima partita. Che, nel calcio come nella vita,

un uomo con le spalle larghe, lo sa bene lui come si fa.

– canta De Gregori (link https://www.youtube.com/watch?v=G6UPiz5lEcY)

Un uomo con le spalle larghe, la paura non sa nemmeno che è.”

Nemmeno in questo tempo di pandemia, in cui la paura sembra farla ancora da padrona.

Perché è Natale. È la nostra postura, corretta per natura. Auguri a tutti!!!

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