VICENZA-LECCE: ORIZZONTI DI GLORIA

E’ l’ultimo baluardo, quello oltre il quale non riusciamo a posar lo sguardo e la prima linea del nostro disegno da bambini. E’ l’emozione perenne, quella che ci divide il giorno dalla notte e l’ubiquo banco di prova che ci interpella la coscienza. L’orizzonte è tutto ciò. E ancor di più.

Risiede nel cuore prima ancora che negli occhi e ha una sua specifica energia. Forse, anche per questo

“viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma

affermava lo statista tedesco Konrad Adenauer 

non tutti abbiamo il medesimo orizzonte”.

Qualcuno ha le lunghe facciate di edificio, qualcun altro i larghi costoni di montagna e qualcun altro ancora le profonde ondose creste di mare. Reale o ideale che sia, ciascuno ha il suo. Noi, cuore leccesi presciati, gli spalti, ancora vuoti purtroppo, del “Menti” di Vicenza per Vicenza-Lecce.

Entrambe le compagini reduci da una sconfitta – i veneti da due – giocano col rischio, tutt’altro che dolce, di naufragare in questo campo. La gara, valida per la trentaquattresima giornata, quindicesima di ritorno del Campionato di serie B, è una classica da sei punti in palio, nella doppia, rispettiva, prospettiva salvezza-promozione.

E’ il Lecce a pungere in avvio. Al settimo scarto del portiere e calcio praticamente a porta vuota. Il conseguente salvataggio sulla linea, però, cancella lo “0-1” già albeggiante sul tabellone. Il Vicenza, rinfrancato dallo scampato pericolo esce bene alla distanza e alla mezz’ora ristabilisce il conto delle occasionissime mancate.  Cross in area su punizione e, di testa, pallone deviato a stampa sulla traversa della porta giallorossa. Il combattuto primo tempo si conclude, quindi, in parità.

Il secondo parte subito col botto, ossia, col vantaggio giallorosso dopo giusto cinque minuti. Veloce discesa sulla destra del fronte d’attacco fino a conquistare il fondo. Cross al centro, teso, sotto porta. Tocco vellutato ad anticipare tutti e palla in fondo al sacco.  Potrebbe arrivare subito il raddoppio, invece al minuto sessantadue sono i padroni di casa a raggiungere il pareggio. Controllo, tiro dal limite dell’area, deviazione sfortunata della difesa e palla imparabile nel sette, alle spalle dell’estremo difensore salentino.  I giallorossi, però non perdono il senso dell’orientamento. Altri, soliti, cinque minuti e ritrovano il vantaggio. Erroraccio dei biancorossi in avanti, micidiale ripartenza “box to box”  e rasoiata conclusiva a rasare l’erba fin dentro la rete vicentina. Questa volta l’allungo è da tramonto rosso mozzafiato.

Il triplice fischio arbitrale chiude Vicenza-Lecce sul risultato di uno a due. Quinta vittoria consecutiva in trasferta – record nella storia del Lecce – con un colpo effettivamente da sei punti, giacché la terza, anch’essa vincente, è sempre lì sotto, a un solo gradino di distanza.

Reagire era fondamentale, il nostro l’abbiamo fatto. Ovvero, fatta la cosa più importante per poter guardare avanti, tra avvenuto e profezia. Perché, nel calcio come nella vita, solo se ti stacchi dalla pedana di lancio potrai fondere ogni punto di vista in orizzonti di gloria.

E allora,

sciamu, sciamu!

cantano i Sud Sound System –

se si prontu cu scopri l’orizzonti mei

– caro Lecce nostro –

cu sta musica te portu intra ogni postu ca uei.”

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