lecce-PERUGIA: una questione di nuvole

Tanto il nostro sguardo è più orientato verso il basso del pc o del cellullare, che ormai non ci facciamo quasi più nemmeno caso. Eppure, quelle aggregazioni di goccioline d’acqua in sospensione lassù nell’aria, ci sono. Divini tocchi di pennello dalle straordinarie sfumature. Irregolari, mutevoli, imprevedibili. A strati, cumuli, cirri o nembi, piccole o grandi. Quali che siano, le nuvole ci sono. E ci seguono. Fuori e dentro molte delle nostre giornate. Talvolta anche in versione “nuvoletta di Fantozzi”.

E quando osservandole, d’istinto proviamo ad addomesticarle, ad ingabbiarle in una qualunque forma della nostra immaginazione, ci ritroviamo noi, invece, ad essere presi dai loro umori e timori in chiaroscuro.

Ci ritroviamo col farne proprio una questione. Una questione di nuvole, per l’appunto. Noi cuori leccesi di quelle addensatisi in occasione di Lecce-Perugia. Sia dal punto di vista delle condimeteo sul Via del Mare, sia da quello di svolgimento della gara valevole per la nona giornata del Campionato di Serie B.

Una sfida tra due compagini di blasone per la cadetteria, entrambe reduci da una buona strisciata di risultati positivi. I neopromossi umbri, tra l’altro, pure imbattuti in trasferta e con miglior difesa del torneo.

E’ comunque il Lecce a fare la partita, fin dalle prime battute. In dieci minuti, già un paio di occasioni belle e buone, una di testa alta sulla traversa e l’altra di piede murata a colpo sicuro. La squadra salentina non demorde, continua a spingere su tutte e due le fasce. Il Perugia, però, resiste. Di tanto in tanto rilancia pure con qualche break in contropiede, giusto per alleggerire, ma nulla di che. Allo scadere della prima frazione, Lecce vicinissimo al gol. Ennesimo cross dalla sinistra e girata di testa. A lato di un soffio. Il primo tempo termina così, sull’iniziale punteggio di parità.

La ripresa comincia con il Grifone più intraprendente. Subito una sua percussione in avanti è conclusa con un colpo di testa alto di poco. L’occasionissima della partita, al minuto cinquanta, è ad ogni modo per il Lecce. Ancora dalla sinistra del fronte d’attacco. Cross al centro col contagiri. Il pallone colpito forte di testa si stampa sulla parte superiore della traversa dei pali e schizza in alto a solleticare i caliginosi annuvolamenti, già stazionanti a piombo sul terreno di gioco.

Scende innocuo, quindi, tra le braccia del portiere perugino, ancora trepidante per il pericolo scampato. A incupir di più le nubi già giro-vaganti arrivano i tanti cambi dalla panchina. Particolarmente quello in blocco di tutto il tridente offensivo giallorosso che non sortisce gli sperati effetti. Tutt’altro, nell’ultima mezz’ora di schermaglie sostanzialmente non accade niente più.

Lecce-Perugia termina a nuvole bianche. Pardon, a reti bianche. Il risultato, tuttavia, è lo stesso.   

“I cieli grigi

– diceva il direttore d’orchestra statunitense Duke Ellington  –  

sono solo nuvole di passaggio”.

Anzi, per i nostri, sarebbe meglio dire: “di pareggio”. Il secondo di fila, che fa il paio con l’ottavo risultato utile consecutivo.   

 

Comunque “due punti persi” a parere del vice presidente del Club leccese di via Colonello Costadura. E per certi versi è vero. Nel calcio come nella vita gli occhi devono essere allenati a guardar le nuvole. A saperle leggere, a interpretarle bene. Perché le nuvole sono come le partite: versatili e cangianti. Quando sembra abbiano preso forma, subito ne assumono un’altra e si trasformano.  

“Ma il cielo è blu sopra le nuvole

cantano i Pooh

e non è poi così lontano.”  

Anche la capolista ha pareggiato a casa e, per di più contro l’ultima in classifica.

Allora, Forza Lecce! Perché tutto è sempre … una questione di nuvole! Ora tocca a noi guardare oltre. Tocca a noi provare a dare un senso a quelle che vedremo nella prossima, infrasettimanale, nel ciel di Brescia.

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