COMO-LECCE: UNA QUESTIONE DI SPAZIO TEMPO

Avete visto “Un professore” la fiction di Rai1 che tra novembre e dicembre dello scorso ventiventuno – così si usa ora pronunciare l’anno – ha portato sul piccolo schermo le storie di un gruppo di studenti e del loro carismatico e anticonvenzionale professore?

Probabilmente sì, o quanto meno ne avrete sentito parlare, visto il buon successo ottenuto. Certamente, invece, vi sarà capitato di ascoltarne la sigla.

Un brano, dal titolo “Spazio Tempo”, semplice ma con un grande crescendo musicale e dal forte impatto emotivo che, in sostanza, racconta di quanto sia bello e talvolta necessario prendere la vita con filosofia.

“Un’ora nello spazio, un punto nel tempo

un appuntamento. È un giorno che va via, un battito perpetuo”.

 
Una melodia che per noi cuori leccesi, potrebbe tranquillamente essere anche la colonna sonora e la sintesi di Como-Lecce.
 
Prima partita da capoclassifica per i giallorossi, dopo la sosta, valevole per la ventunesima giornata della Serie B, seconda gara del girone di ritorno.  
 
Ovverosia una questione di “spazio tempo”.

Un’ora e qualcosina in più di possesso palla giallorosso nello spazio di un “Sinigaglia” sold out per quanto consentito dalle normative. Eppure l’inizio è scioccante. Subito, al secondo minuto, palla persa dalla difesa leccese in uscita. Calcio dal limite, infausto tocco di braccio/mano e rigore per i voltiani, già al top del campionato per penalty ricevuti a favore. Il tiro dal dischetto, seppur intuito, si insacca rasoterra nell’angolino. Como in vantaggio, ahinoi. Il Lecce reagisce con grande personalità e dopo appena dieci minuti pareggia.

Cross basso e teso dalla destra, tocco in anticipo, di prima intenzione, sotto porta, all’altezza del vertice dell’area piccola. La palla bacia il palo interno e termina in rete. La raggiunta parità sprona i salentini che attaccano gli spazi con grande determinazione, producendo occasioni a ripetizione. Ma è sempre lo stoico estremo difensore lariano a respingere ogni arrembaggio giallorosso in tutti i modi possibili. In tuffo, su tiro da fuori al diciottesimo. Graziato, un minuto dopo, con un tiro alle stelle da dentro il cuore dell’area.

Di piede, su conclusione da due metri a botta sicura alla mezz’ora. In due tempi, su tiro comunque abbastanza centrale. Il duplice fischio arbitrale a sancire l’intervallo arriva come una manna per i lombardi in completa tenuta azzurra. 

Il secondo tempo comincia sulla falsa riga della fine del primo. Doppio corner in avvio per il Lecce. Al sesto, poi, sembra davvero fatta per l’allungo della capolista.

Palla conquistata a centrocampo, triangolazione perfetta in profondità e tiro ravvicinato di prima intenzione. Il portiere, però, si supera ancora una volta deviando alto in calcio d’angolo.

A questo punto è il Como, con un guizzo d’orgoglio, a creare la grande chance che potrebbe dare una svolta al match. Palla servita a centro area leccese. Il tiro potente, da ottima posizione, si stampa incredibilmente sulla traversa. Per i due mister è il segnale che è ormai tempo di spaziare coi cambi. Le tre quasi contemporanee sostituzioni per parte incidono maggiormente per i padroni di casa che in più di una circostanza sfiorano il gol del vantaggio.  

Eclatante quella al settantaseiesimo, sugli sviluppi di un corner. Il portierone giallorosso sbaglia l’uscita, poi recupera con un riflesso felino sulla linea di porta e respinge. La palla è rimessa al centro, ma gli avanti avversari si ostacolano a vicenda e spediscono fuori a porta praticamente sguarnita.

Scampato il pericolo i giallorossi si scuotono, tanto da riuscire a creare la più ghiotta delle occasioni. Minuto ottantaquattresimo. Confuso batti e ribatti in area comasca, il portiere esce ma commette fallo.

E’ rigore!  Calcio dal dischetto. Portiere da una parte e palla dall’altra. Ma ecco che lo spazio della porta sembra incredibilmente restringersi, la sfera si stampa clamorosamente sul palo. Sulla ribattuta ravvicinata il portiere respinge per l’ennesima volta. Gli ultimi minuti, compresi i cinque di recupero, sono in apnea per entrambe le squadre. Ormai lunghe e affaticate, ci provano fino alla fine, tuttavia il risultato non cambia più.

Como-Lecce termina in parità, come all’andata, sull’uno a uno.  Un punto nel tempo, tornando a cantare con Gabbani, da prendere, appunto, con filosofia. Se da una parte comunque consente di mantenere in solitaria la vetta per il contemporaneo pareggio delle altre compagini, dall’altra indubbiamente lascia tanti rimpianti per un appuntamento, un giorno che va via, un battito perpetuo per la mancata vittoria.

Ma il Lecce ha ribadito di possedere ormai una forte personalitàcommenta il nostro presidente @SaverioSD di essere una squadra in salute, che ha la consapevolezza del ruolo che ha saputo ritagliarsi nel corso del campionato.”  

Un ruolo importante da intendere anche come spazio in cima alla classifica ritagliato nel corso del tempo di quest’altro campionato frammentato, fatto di rinvii e recuperi forzati, soste e riprese spezza fiato.   

Come dire, alla fine è sempre … una questione di “spazio tempo”. Una questione delicata che ridefinisce la nostra visione delle cose che viviamo. Una questione porosa, nel calcio come nella vita, una sorta di schiuma, che investe e riveste i pilastri della fisica moderna così come anche “i luoghi – non luoghi” della nostra quotidianità.

Lo spazio e il tempo sono le due dimensioni con le quali, volenti o nolenti, ci tocca misurarci ininterrottamente se non vogliamo correre il rischio di smarrire il senso di ciò che ci circonda. Pur essendo diverse e distinte, l’una non possiamo prescinderla dall’altra, tenendo presente, però, che

“il tempo è sempre superiore allo spazio

afferma Papa Francesco  

lo spazio cristallizza i processi, il tempo proietta invece verso il futuro e spinge a camminare con speranza.”

Ebbene, sì, è proprio così: il tempo a volte stringe, altre spinge. Forza Lecce nostro, l’importante è viverlo bene in ogni caso, facendosi spazio verso il futuro e camminando insieme sempre con fervida speranzA.     

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