LECCE-SPAL: UNA QUESTIONE DI SENSO

Che senso ha tutto questo? Chissà quante volte ce lo siamo chiesto. Una domanda fondamentale che, soprattutto in questi ultimi tempi così difficili e complicati, è rimasta spesso senza risposta.

Certo,

“noi pretendiamo che la vita debba avere un senso,

affermava lo scrittore tedesco Hermann Hesse –

ma la vita ha precisamente il senso che noi stessi siamo disposti ad attribuirle.”

Che poi, lo sappiamo, il giorno inizia e finisce comunque, non siamo mica padroni del tempo. Siamo, però, padroni di dargli un senso. Anzi in certi momenti particolari, più che in altri, è proprio ciò che siamo chiamati a fare con tutto l’impegno che possiamo.

 

Uno di questi, per noi cuori leccesi, è di sicuro Lecce-Spal,  terzo match in una settimana, valido per la trentaquattresima giornata di Serie B, quindicesima del girone di ritorno. A sole altre quattro gare dalla fine, con un secondo posto in solitaria da difendere, una questione di senso prima di ogni cosa. Di senso da dare a tutto un Campionato. Giacché, tra l’altro, quello dell’anno scorso cominciò a perdere di senso proprio a partire dalla battuta di arresto in casa contro la squadra di Ferrara. 

 

Per questo, forse, al Via del Mare con più di undicimilacinquecento presenze sugli spalti, l’avvio del Lecce è psicologicamente parecchio delicato. Tant’è che sono gli ospiti, al quarto, a sfiorare per primi il gol. Il colpo di testa, libero a centro area, su cross da calcio d’angolo, termina alto sopra la traversa. I giallorossi rispondono al quarto d’ora. Prima con un bel destro al volo. Il portiere per poco non si fa sorprendere sul suo palo, ma riesce nella deviazione. Poi con un sinistro dal limite dell’area piccola. E’ gol, ma in netto fuorigioco. La più grande chance del primo tempo arriva al minuto trentacinque. Imbeccata giallorossa, filtrante in area di rigore. Il diagonale potente è prodigiosamente deviato in corner dal portiere biancazzurro. All’intervallo si giunge così, col punteggio ancora inchiodato sull’iniziale parità.

Al rientro in campo per la ripresa, i giallorossi partono subito all’arrembaggio, ma l’estremo difensore spallino alza daccapo il segnale di senso vietato. Straordinaria la sua doppia respinta su altrettanti diagonali consecutivi. Mentre, al cinquantatreesimo, è clamorosamente la Spal a mancare il bersaglio davvero di pochissimo. La rasoiata dal limite fa la barba al palo in senso letterale. Comunque, ci pensa il Lecce a indirizzare la partita per il senso giusto con una splendida azione corale disegnata con la squadra in verticale. Minuto sessantasei. Fraseggio a centrocampo e piattone destro, rasoterra, a tu per tu col portiere che si insacca, capitalizzando l’agognato vantaggio leccese. Sette minuti più tardi potrebbe arrivare pure il raddoppio. Palla recuperata vicino alla bandierina del corner e delizioso passaggio in area. Il calcio, però, da ottima posizione, come fosse un penalty in movimento, termina altissimo sulla traversa.  Gli estensi provano una timida reazione, ma le loro speranze si spengono definitivamente all’ottantottesimo sul colpo di testa quasi dal limite dell’area piccola bloccato a terra con sicurezza dal portierone giallorosso. Nei quattro minuti di recupero non cambia nulla più.

 

Lecce-Spal finisce col punteggio di uno a zero per i nostri, adesso addirittura soli al comando della classifica grazie alla concomitante sconfitta della ex capolista Cremonese. Il terzo successo consecutivo, ottenuto in una partita molto difficile, costruito intorno al senso di squadra e per questo ancor più sostanziale.

 

Indubbiamente la lotta per la promozione diretta è ancora molto aperta, ma “se giochiamo come sappiamo – afferma il nostro capocannoniere @massimo_coda9official  – senza pensare agli altri possiamo vincerle tutte. A questo punto dipende solo da noi stessi.”

 

Come dire, aveva ragione Hermann Hesse, non per nulla Premio Nobel per la letteratura nel 1946. Nel calcio come nella vita è sempre una questione di senso. E non di con-senso, si badi bene, di cui forse ci preoccupiamo troppo. Quello più importante da trovare, anzi, forse meglio, da non perdere, è sempre il senso di noi stessi.

 

Che sia buon senso, sesto senso oppure senso di responsabilità, Forza Lecce nostro,

“il senso di ogni cosa per te

– canta Fabrizio Moro –

che sei l’infinito tra i miei desideri, la la”

What's your reaction?

Leave a comment

Minimum 4 characters