E «quando giunge l’ora […] ma “che cosa rimane?”. Che cosa rimane del seguito di giorni e d’anni vissuto come si poteva e cioè secondo una necessità di cui neppure ora riusciamo a decifrare la legge …?»
La domanda posta nei “taccuini” da Nicola Chiaromonte, uno dei più grandi intellettuali del secolo scorso, è una di quelle fondamentali per tutti: quando consideriamo la nostra vita – ma anche solo l’esperienza di una partita – l’essenziale non è che cosa abbiamo avuto o non avuto, ma che cosa resta di essa … quando arbitro fischia.
Fischia dopo l’ultima sosta per le nazionali, in un Via del Mare tutto esaurito di cuori leccesi. Nel ventoso posticipo di pasquetta della 30^ giornata di Serie A sono di fronte il Lecce e la Roma, due squadre in salute rivitalizzate dai rispettivi cambi di allenatore e pienamente impegnate nelle corrispondenti corse, salvezza e qualificazione in Champions.
Le prime schermaglie sono di iniziativa capitolina. All’11’, la più pericolosa. Un mancino dal limite sibila di pochissimo a lato. Il Lecce si scuote e comincia a spingere man mano sempre di più, soprattutto sulla fascia sinistra. La prima risposta al minuto 21, da buona posizione, il tiro è troppo frettoloso – e un po’ egoista – e la palla termina larga. Dopo dieci minuti ancora Lecce vicino al gol: appena dentro l’area, da ottima posizione, la conclusione è alta sulla traversa. Il Lecce insiste, crea tanto ma non finalizza. La Roma è in apnea, tuttavia è sua l’ultima chance della prima frazione, con un calcio di punizione che spennella il palo e termina fuori.
Stesso cliché nella ripresa, con gli undicigiallorossi di casa che sprecano tutto al momento della conclusione. Clamoroso, al minuto 68, il rigore in movimento calciato al lato malamente. Come nel primo tempo, anche se un po’ più convinta, la Roma si affaccia in avanti abbastanza sporadicamente. E in una di queste sortite, al 71′, la potrebbe sbloccare. E’ solamente la super uscita del portiere salentino, ultimo baluardo rimasto, a salvare il risultato. Nel finale le ultime opportunità sono tutte del Lecce: prima un gran tiro deviato in corner dal portiere, poi sugli sviluppi di un corner un calcio altissimo da pochi metri, infine la traversa pizzicata proprio allo sfumare dei cinque minuti di recupero.
Quando arbitro fischia, incredibile per le tante emozioni ma vero, partita finisce zero a zero. Un pareggio che va quasi stretto al Lecce, ma comunque utile a muovere la classifica.
“Sere d’aprile, sogni incantati, capelli al vento, baci rubati. Che resta dunque di tutto ciò, ditemi un po’” cantava Franco Battiato.
Appunto, “la cosa che resta è il punto – afferma con un pizzico di rammarico mister Gotti nel post match – un punto che in questo momento e in un campionato di questo tipo, va bene. Ma ci interessano anche l’atteggiamento e il coraggio della squadra nell’affrontare una compagine importante come la Roma. L’interpretazione è stata buona. Questo è lo spirito che ci deve accompagnare.”
Sì, #nelcalciocomenellavita ciò che resta alla fine, davvero, sei tu.
Se hai la consapevolezza di aver perso qualcosa è perché tu sei rimasto nella partita.
Tu e il coraggio che ci ha messo.
Tu e lo Spirito che ti porti dentro e da cui dovrai sempre farti accompagnare per rifiorire. Ogni volta.
1 Comment
by sangel
Buona la seconda!