MILAN-LECCE: QUANDO ARBITRO FISCHIA

La verità. Ti sei mai chiesto qual è la verità? Certamente sì, praticamente tutti bramiamo la Verità.

Eppure, spesso, nel ricercarla restiamo sbalorditi da come ciascuno possegga la propria, da come ciascuno si collochi sul proprio piano di lettura di una realtà che di là di ogni evidenza non è più un concetto oggettivo, bensì solo e unicamente soggettivo. “Così è (se vi pare)” scriveva Pirandello oltre un secolo fa, come fosse ieri … quando arbitro fischia. Oppure (se vi pare) quando non fischia.

Nell’anticipo del sabato pomeriggio valevole per la 31^ giornata di Serie A al Meazza sono di fronte Milan e Lecce. Moduli di gioco speculari, ma obiettivi di classifica opposti. Rispettivamente consolidamento del secondo posto e salvezza della categoria.

Subito emozioni forti per i cuori leccesi con il Lecce che al 3’ già sfiora il gol. Il pericoloso sinistro dalla lunetta termina fuori di un soffio. Il Milan capisce che non si scherza e tempo tre minuti la sblocca. Slalom sulla destra, passaggio teso a rientrare, controllo dal limite e calcio a giro imparabile sul secondo palo. Altri due giri di lancette ed è il portiere leccese a evitare il secondo gol, respingendo il colpo di testa da distanza ravvicinata. Tuttavia il raddoppio è nell’aria e arriva puntuale al minuto numero 20. Corner a rientrare, spizzata di testa in anticipo e palla in rete sul palo opposto.

Il Lecce non si rassegna e ce la mette tutta per rientrare in partita. Al 29’, però, il colpo di testa a portiere battuto si stampa sulla traversa della porta di casa. E poi al 45’ ecco il primo controverso episodio. Cross dalla destra, l’attaccante giallorosso è girato di spalle, non vede l’avversario arrivare e a gamba alta commette fallo. L’intervento è sicuramente pericoloso, ma il colore del cartellino? Arbitro fischia rosso diretto. Dalla sala VAR: “giallo, sì! … ha fatto rosso? Rosso? Allora va bene dai, confermato rosso”. La verità? Lecce in dieci e del primo tempo non ne parliamo più.  

Nella ripresa, al 57’ il colpo di grazia. Percussione in area milanista dalla destra, l’avanti leccese è platealmente buttato giù. Colpito poi alla testa con una ginocchiata (fortuita?) resta dolorante a terra. Incredibilmente arbitro non fischia. E i diavoli rossoneri (fair play, what is this?) neanche si fermano. Anzi, ripartono e triplicano le marcature. La presidenza salentina applaude ironicamente e lascia la tribuna. Qualche minuto dopo, per la cronaca al 64’, la traversa nega il poker ai padroni di casa che poi, senza troppi patemi, gestiscono sino alla fine.

Quando arbitro fischia tre volte, partita finisce tre a zero per il Milan. Prima sconfitta per il Lecce di mister Gotti che vede ridursi a sole tre lunghezze il vantaggio sulla terzultima.

“Non siamo riusciti a sfruttare gli episodi nel primo tempo – commenta il tecnico al termine del match – Loro vanno in vantaggio subito e raddoppiano presto. Questo ha indirizzato la partita. Poi l’episodio si può discutere, ma sono già 2-0. Giusto o sbagliato, ci sono quelli che hanno le verità. Rispetto alle decisioni arbitrali, la cosa che mi dà fastidio è che in diretta io vedo che Almqvist prende una ginocchiata. Io la vedo e sono lontano. È un fatto oggettivo. L’azione non viene fermata e sinceramente questa è la cosa che mi dà più fastidio”.

Sinceramente, a proposito di verità e di fatto oggettivo, l’aveva capito bene Pirandello, da grande intellettuale e letterato quale era. La realtà umana #nelcalciocomenellavita è un “gioco” illusorio che si frammenta in modo diverso, ahinoi, in quanto ognuno ha una visione soggettiva della cose e una propria verità individuale che fine a sé stessa può divenire mortale.

Sinceramente … – canta Annalisa – la vuoi la verità, ma quale verità, ti dico la sincera o quella più poetica. Mi sento scossa. Ah, ma quanto male fa.  Come morire, ma non capita.”

Ma non capita, è vero, per l’appunto. Perché la Verità vera alla fine ci salverà!

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