Al di là del dove la sia abbia, sul proprio collo o sotto i piedi di qualcuno, dimenticata fra le nuvole o nascosta nella sabbia. Al di là del come la si abbia, vuota, dura oppure calda. Al di là delle motivazioni che sia abbiano, sociali, psicologiche o calcistico sportive. Al di là di tutto, insomma, una cosa è certa: della testa in ogni caso non possiamo farne a meno.
E’ vero, quando la usiamo bene può fare la differenza. Ma capita spesso anche di stare lì a grattarcela, quando ci assalgono dei dubbi, di battercela contro un muro, quando ci ostiniamo in qualcosa che non dà frutti, di montarcela, quando ci attribuiamo valore o meriti eccessivi. Capitano tante altre cose, quando si tratta della testa.
Capita persino di perderla. E non solo la propria, magari per Qualcuno, anche quella della classifica, ahinoi, cuori leccesi, per Lecce-Brescia. Gara valida per la ventinovesima giornata del Campionato di Serie B, decima del girone di ritorno. Già di per sé, “més que” una partita. Più di una partita. Una super sfida tra due squadre di testa – la prima della classe, la salentina, e la quarta, la lombarda – separate solo da due punti. Una questione di testa, bella e buona. Anzi, di testa “bella, libera, vogliosa e determinata”, auspicava Mister Baroni già alla vigilia dell’incontro.
Al “Via del Mare”, in realtà, il primo quarto d’ora è piuttosto argomentato. Tanto agonismo, tanta intensità e poche emozioni. Alla prima vera percussione, però, il Lecce la sblocca con un’azione da “Manuale del calcio come nella vita”, Tomo “attaccare a testa alta”, pag. 27. Minuto ventesimo, partenza sulla trequarti di destra, palla al piede, conversione sul sinistro e fiondata a giro dai venticinque metri. La sfera come telecomandata, si insacca imparabilmente sul primo palo. La gioia del vantaggio dura poco, appena una decina di minuti. Sul lancio in profondità del Brescia, l’estremo difensore giallorosso – il terzo, per la contemporanea indisponibilità dei primi due – calcola male i tempi dell’uscita e travolge la rondinella involata poco dentro l’area. L’arbitro fischia il penalty. Il portiere prova a rifarsi respingendo il tiro dal dischetto, ma nulla può sul successivo tap in, ribattuto in rete da due passi. In chiusura di frazione i giallorossi potrebbero tornare avanti. La grande chance arriva sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Da centro area, il destro al volo sull’incrocio del primo palo è respinto con un’autentica prodezza dal portiere biancazzurro.
In avvio di ripresa il Brescia prova a far girare la testa al match cambiando uomini e modulo di gioco. Tuttavia l’effetto, meno male, è quello di riuscire a creare solo un paio di pericoli. Al settantatreesimo, buona opportunità anche per il Lecce. Dal fondo, bel cross a centro area. La conclusione di testa è debole e centrale tra le braccia del portiere. I ritmi si abbassano, il gioco è frammentato. Solo nel finale, quasi allo scoccare del novantesimo, l’occasionissima per i giallorossi. Il bolide calciato di destro, dal limite dell’area, sibila fuori di pochissimo. Dopo cinque minuti di recupero, il triplice fischio arbitrale sancisce la fine delle ostilità. E del mal di testa, tanto per rimanere in tema.
Lecce-Brescia termina in parità col risultato di uno a uno. Il testa a testa fra le due compagini continua. Nel frattempo, invece, la testa del Campionato, i nostri la perdono, purtroppo. Ma, pazienza, è comunque lì, a un solo punto di distanza, con ancora ben nove gare da giocare.
E poi, nel calcio come nella vita,
“per perdere la testa
bisogna averne una.”
In altri termini, è sempre una questione di testa! Allora, Forza Lecce nostro, testa alla prossima,
“guarda in Alto, con la testa fammi di sì
– canta Emma –