PERUGIA-LECCE: UNA QUESTIONE DI PRESSIONE

Dal punto di vista letterale, o per meglio dire, fisico-scientifico, la pressione è definita come la grandezza che misura l’azione della forza esercitata su una superficie, rispetto all’unità di superficie su cui viene esercitata. 

Dal punto di vista della nostra quotidianità, invece, ognuno potrebbe descriverla secondo la propria esperienza singolare. Che sia atmosferica, sanguigna, sonora, oppure psicologica, sociale, fiscale, tutti in qualche modo abbiamo a che fare con la pressione.  

Alcune volte la esercitiamo, altre volte la subiamo. Alcune volte esterna, altre interna. Anche se, a tal proposito,

“io non avverto alcuna pressione esterna

– afferma il campione cestista statunitense LBJ, LeBron James, “The King dell’Nba” –  

basta quella che mi metto addosso io. Ed è tanta”.

Comunque sia, per un verso o per un altro, in nessun frangente, mai, possiamo restare indifferenti agli effetti della pressione.

Tanto meno noi cuori leccesi potevamo evitarli in Perugia-Lecce,gara domenicale valida per la ventottesima giornata del campionato di Serie B, nona del girone di ritorno.  Ma, più di ogni altra cosa, settima partita in soli ventuno giorni e sempre, per tutte le squadre, con la necessità di conquistare i tre punti in palio. La chiusura di un autentico tour de force, di un ciclo anomalo di partite difficili. Una questione di pressione, per dirla in breve. I padroni di casa per zona play off provenienti dalla bassa pressione delle ultime due sconfitte, i giallorossi per la vetta della classifica provenienti, invece, dall’alta pressione delle ultime due vittorie.

 

Al “Curi”  ne scaturisce una prima frazione sostanzialmente bloccata, priva di particolari emozioni, con le due compagini che cercano di approfittare di eventuali errori dell’una o dell’altra. Molto equilibrio, gioco spezzettato da parecchi falli e cartellini, occasioni poche e non significative. In sintesi è la pressione a farla da unica padrona. Tanto che allo scadere diventa tangibile e concreta. Punizione in attacco per i salentini da posizione pericolosa. Il tiro si infrange sulla barriera, ma è deviato di mano da un difensore umbro già ammonito. Secondo giallo inevitabile e Grifone in dieci. A seguire nulla di fatto, negli spogliatoi per l’intervallo si torna sull’iniziale parità.

Ripresa con i giallorossi pronti a sfruttare i maggiori spazi a disposizione. Al cinquantacinquesimo potrebbero stappare il risultato. Rapida ripartenza, involata in area, dribbling e tiro in porta a botta sicura. Il portiere di casa respinge magistralmente. Il Perugia in inferiorità numerica non si deprime, anzi, prova a giocarsela aumentando di intensità. Così, al minuto sessantacinque, va in vantaggio, addirittura, con il classico gol dell’ex. Lancio lungo, in profondità, sulla destra, dalla linea di centrocampo. Il portiere leccese, subentrato da qualche minuto all’infortunato collega, calcola male i tempi dell’uscita. La punta avversaria aggancia la sfera, si defila e, a porta ormai sguarnita, la mette in rete con un diagonale rasoterra. Il Lecce prova a reagire. Comprime i locali, che oltretutto mancano pure la chance del raddoppio, senza tuttavia riuscire a sfondare la loro linea difensiva. Al novantesimo, però, l’episodio che, meno male, riequilibra le sorti della sfida. Cross giallorosso in area dalla sinistra. Colpo di testa a prolungare e tocco di mano al bacio di un perugino. E’ rigore! L’alta tensione emotiva si taglia a fette. Il destro rasoterra dal dischetto è angolato e potente. Il portiere intuisce, tocca, ma non può nulla. Il pallone si insacca alle sue spalle. Un prodigio, però, l’estremo difensore biancorosso lo compie ugualmente, al terzo dei soltanto quattro minuti di recupero. Con un eccezionale riflesso, respinge la bordata da distanza ravvicinata che sarebbe stata quella della vittoria giallorossa.        

 

Perugia-Lecce, dunque, alla fine termina in parità col punteggio di uno a uno. Un pareggio che accontenta a metà. Se è vero che consente ai nostri di restare in vetta, quantunque in coabitazione, è pur vero che tutto il secondo tempo lo abbiamo giocato con un uomo in più. E, paradossalmente, proprio

“finché non siamo stati in superiorità numerica la squadra ha fatto molto bene – commenta nel post partita Mister Baroni  – poi c’è stato un po’ di nervosismo”.

E’ comprensibile. D’altronde a chi di noi non è mai capitato di sentirsi un po’ nervosi, un po’, come dire, sotto pressione, quando reputiamo fondamentale il raggiungimento di un obiettivo prefissato?

“This is ourselves … Under pressure … Under pressure … Pressure

cantavano i leggendari Queen –

Questi siamo noi … Sotto pressione … Sotto pressione … Pressione.”

 

L’importante è tener presente che, nel calcio come nella vita, tutto è sempre una questione di pressione. E tutto ciò che è pressurizzato ha bisogno di premura, l’unica vera ed efficace valvola di sfogo. Altrimenti, prima o poi, la pressione diventerà impossibile da sopportare e la via d’uscita se la troverà da sola.

Perciò, Forza Lecce nostro, non ci sono altre possibili decompressioni: abbi solo premura di vincere la prossima partita!

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